martedì 1 ottobre 2019

Incipit: The Selection

Buon pomeriggio lettori! Questa settimana vorrei dedicarla alla saga di Kiera Cass, autrice di The Selection, un distopico che prende tantissimo spunto dagli Hunger Games. Oggi trovate l'incipit del primo romanzo, The Selection appunto e nei prossimi giorni le recensioni dei sequel The Elite e The One. QUI invece trovate la recensione del primo romanzo.

Uno

QUANDO trovò la busta nella cassetta delle lettere, mia madre quasi svenne dalla felicità: ecco la fine dei nostri problemi! Purtroppo non aveva tenuto conto di un grosso ostacolo alla realizzazione del suo brillante piano: io. Di solito non sono una figlia particolarmente disobbediente, ma sta volta lei aveva esagerato.

Io non desideravo entrare a far parte della famiglia reale, essere una Uno. Non volevo nemmeno provarci! A proposito, dovete sapere che nel nostro Paese la popolazione è divisa in caste numerate dall'Uno all'Otto. Essere una Uno significa essere una nobile.

Andai a rifugiarmi in camera per sfuggire alle chiacchiere dei miei famigliari, cercando qualche argomento in grado di convincere la mamma a rinunciare. Certo, ci avevo già pensato su, e di buoni motivi ne avevo trovati un sacco...ma nemmeno uno che lei potesse anche lontanamente prendere in considerazione.

Comunque non potevo evitarla ancora per molto, dato che era quasi ora di cena, ed essendo la figlia più grande rimasta in casa mi toccava cucinare. Mi trascinai fuori dal letto, pronta a entrare nella fossa dei leoni.

La mamma mi diede un'occhiataccia, ma non spiccicò parola. Nessuna di noi due aprì la bocca mentre preparavamo pollo, pasta e spicchi di mela e apparecchiavamo la tavola per cinque. Se alzavo gli occhi la beccavo che mi lanciava sguardi assassini per farmi sentire in colpa e convincermi così ad accettare le sue decisioni. Usava questa tattica anche quando rifiutavo un certo lavoro perché sapevo che la famiglia che ci avrebbe ospitate era troppo scortese, oppure quando pretendeva che facessi io le grandi pulizie se non potevamo permetterci di pagare un Sei come aiuto domestico. A volte funzionava e a volte no. Bé, quelle era una delle volte in cui ero irremovibile.

Lei non mi sopportava, quando ero così ostinata. Non avrebbe dovuto stupirsi, dato che avevo preso da lei. E comunque anche la mamma ci metteva del suo: negli ultimi tempi era parecchio nervosa perché l'estate stava finendo e presto sarebbero arrivati il freddo...e le difficoltà.

Mise in tavola la teiera con un gesto nervoso. Il pensiero del tè al limone mi fece venire l'acquolina in bocca, ma avrei dovuto aspettare: era uno spreco berlo subito e poi essere costretta ad accontentarmi dell'acqua durante il pasto.

«Cosa ti costa compilare il modulo?» sbottò dopo un po', quando proprio non riuscì più a trattenersi. «La Selezione potrebbe essere una splendida opportunità, per te...per tutti noi!»

Sospirai forte: per me compilare quel modulo era più o meno come andare al patibolo.

Tutti sapevano che gli assalti al Palazzo da parte dei ribelli che combattevano Illéa, il nostro grande e relativamente giovane Paese, erano sempre più frequenti e brutali. Li avevamo già visti in azione nella nostra provincia, la Carolina, dove avevano incendiato la casa di un magistrato e distrutto la macchina di alcuni Due. Avevano organizzato persino un'evasione in grande stile, ma siccome avevano liberato soltato una ragazzina che si era fatta mettere incinta e un Sette padre di nove figli, quella volta non potei fare a meno di pensare che fossero dalla parte del giusto.

Ma, a parte i potenziali pericoli, alla sola idea della Selezione mi veniva da piangere. Sorrisi, riflettendo sul vero motivo per cui volevo rimanere esattamente dov'ero.

«Questi ultimi anni sono stati molto duri, per tuo padre», sibilò ancora la mamma. «Se hai un briciolo di compassione, pensa a lui.»

Papà. Giusto. Volevo aiutarlo, davvero. E anche May e Gerard. E perfino mia madre. Certo, la situazione era tutt'altro che rosea: era troppo tempo che in casa nostra si tirava la cinghia. Mi chiedevo se un po' di soldi avrebbero potuto migliorare le cose facendo ritrovare l'ottimismo a papà.

Non che fossimo poveri...Ma la nostra casta era solo a tre gradini dal fono. Eravamo artisti, noi, e gli artisti e i musicisti clasici, nella stragrande maggioranza dei casi, erano considerati poco più che spazzatura. Le nostre entrate erano ridottissime e dipendevano in larga misura dal mutare delle stagioni.

Ho letto in un vecchio libro di storia che, un tempo, tutte le principali festività erano concentrate nei mesi invernali. Tipo, c'era una cosa chiamata Halloween, seguita dal Ringraziamento e poi da Natale e Capodanno. Una dietro l'altra.

Natale c'era ancora. Non è che si può cmbiare la data di nascita di una divinità, giusto? Però, da quando Illéa aveva stipulato l'importante trattato di pace con la Cina, il Capodanno cambiava a seconda della Luna e poteva essere a gennaio o febbraio. Tutte le feste che ricordavano l'indipendenza nella nostra parte del mondo si erano ridotte alla Festa della Riconoscenza, che cadeva d'estate e celebrava la nascita di Illéa, il fatto di essere ancora qui.

Halloween invece non si sapeva che fine avesse fatto.


Buona lettura!

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