Sono tornata. Forse. Diciamo che i social instant non fanno troppo per me. Sono timida, non amo espormi e fatico a trovare un modo fluido di pubblicare foto o video. Qui sono più me stessa. Scrivo quello che penso, per me e per chi ha voglia di spendere più di sessanta secondi di video. In questo tempo ho capito che mi mancava scrivere sul blog. Mi mancava tenere traccia qui delle mie letture. Ed ecco perché oggi rispunto per parlarvi di Amorino di Isabella Santacroce.
QUESTA RECENSIONE CONTERRÀ SPOILER
Purtroppo di questo libro non si può parlarne liberamente sui social come TikTok o Instagram causa contenuto non adatto ai minori, ma siccome è stata una lettura pessima voglio lasciare un segno nel web e dire la mia. Una delle poche voci fuori dal coro.
Inizio dicendo che si tratta di una trilogia non collegata come trama ma probabilmente accumunata dai contenuti. Dico probabilmente perché non ho letto i primi due e non ne ho nemmeno l'intenzione. vedi Lulù Delacroix e VM18
Amorino prende il suo nome dal coro della chiesa di Minster Lovell un paesino della campagna inglese del 1911. Amorino è anche come chiamavano la sorellina neonata del macellaio di paese.
Il tutto inizia con due gemelle di trent'anni che improvvisamente orfane per genitori suicidi, che hanno in realtà avvelenato loro, si trasferiscono da Londra alla loro casa a Minster Lovell dove non andavano da almeno quindici anni.
Ebbene il libro ha una struttura narrativa con più punti di vista raccontati attraverso scritti di diario o lettere e qui ve li elenco tutti: Padre Amos, pedofilo con un debole per le gemelle, dottor Thompson, ossessionato dal sesso che firmava ogni suo scritto con la frase con ora lascerò qui una verità che fa pressappoco questo rumore, le gemelle Albertina e Annetta Stevenson cannibali, Margaret Green una sorta di perpetua e la figlia quattordicenne Bernardine che dopo uno stupro da parte del parroco diventa una sgualdrina, e infine Isabella Santacroce la scrittrice appunto che si mette all'interno del romanzo finendo anche lei a Minster Lovell a fare da osservatrice prima passiva poi attiva di ciò che accade.
In sostanza le gemelle circuiscono il figlio del macellaio Alexander, fratello di Amorino, per fargli uccidere un paio di persone del paese così da poterle mangiare. Gli altri non fanno altro che fornicare senza un senso logico, solo per il gusto di farlo e a volte neanche per quello. La scrittrice arriva osserva si invaghisce di Alexander e poi riparte, fine del libro.
Ma il senso di tutti questi deliri? Il senso di tutto questo sesso? Perché le gemelle mangiano carne umana? Hanno ammazzato i genitori probabilmente perché sapevano che Padre Amos le violentava e lui le violentava perché loro avevano ucciso la sorella di Alexander e quindi le ricattava. L'avevano uccisa perché gelose dei complimenti ricevuti dalla loro madre e questo è l'unico filo diciamo logico. Ma il resto? Inutile, ripetitivo, noioso e inconcludente. Tutti gli altri personaggi sono senza senso.
Non posso nemmeno dire che avrebbe del potenziale perché non ce l'ha. È stato definito disturbante ma a me ha disturbato solo il fatto di aver perso del tempo a leggerlo. Di sicuro io e la Santacroce non incroceremo più le nostre strade.
Se non lo trovate in vendita o lo trovate solo su vinted a prezzi esorbitanti è perché la Bompiani ha deciso di non ristamparlo più. Se proprio ci tenete a leggerlo e come me a buttare il vostro tempo lo trovate in biblioteca. Leggendo la trama mi sono fatta due risate, viene trattato il lettore come una falena con la luce peccato poi morire fulminati.
Amorino
Isabella Santacroce
Bompiani
Fiction
p. 336
1 marzo 2012 voto ⭐
Siamo a Minster Lovell, freddo e austero villaggio inglese. E al tempo stesso "paradiso terrestre" del romanticismo nero. Un luogo fatato che è già di per sé un romanzo – un luogo, si direbbe, non troppo dissimile dalla brughiera selvaggia delle sorelle Brontë. È il 1911. C'è nebbia. Albertina e Annetta Stevenson, gemelle, arrivano da Londra per ereditare un cottage vittoriano in seguito alla morte dei genitori, avvenuta in circostanze misteriose. Vestono in modo identico, di scuro, e si mostrano così integerrime, così schive, che non è un caso se tra i primi ad accoglierle, o forse ad attirarle nella tela di un ragno, sia un equivoco sacerdote, Padre Amos: le cui parole si rivelano da subito cariche di agghiaccianti sottintesi. E sarà lui ad affidare alle sorelle Stevenson (l'una insegnante di canto, l'altra organista) la gestione del coro della sua chiesa, il coro "Amorino". Molto più che un semplice coro, un'umanità in miniatura, subito conquistata dal rigore e dal fascino misterioso delle due ragazze. La sensualità, la compostezza, la grazia: quel che appare delle due sorelle è solo un inganno. Ogni notte, quando l'oscurità cala su Minster Lovell, in mezzo alla quiete si odono delle grida spaventose. Chi sono realmente Albertina e Annetta Stevenson? Perché il loro arrivo a Minster Lovell coincide con una serie di inspiegabili, sinistri accadimenti? A sbrogliare i fili della matassa, come una direttrice d'orchestra che muova la bacchetta a colpi diabolici, c'è la scrittrice stessa, Isabella Santacroce, che, oltre a rivelare i fatti, irrompe di persona nella scena. E che qui, per la prima volta nella sua carriera, e per la prima volta in un libro italiano, guida un complesso di sette voci narrative che raccontano – anzi, cantano – in una vertiginosa salmodia che arieggia le atmosfere di una seduta spiritica. E riesce a farlo con tale destrezza, con tale slancio metafisico, da regalarci la sua opera più maestosa – nonché il suo romanzo più ipnotico e affatturante.
Sara🦋