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giovedì 7 ottobre 2021

Recensione La mia prediletta di Romy Hausman

Ho approfittato degli ultimi giorni di Storitel per ascoltare un thriller che mi ispirava, sulla scia di Ellie all’improvviso. Nel complesso mi è piaciuto sia come trama sia come finale, l’unica cosa che non mi ha fatto impazzire è la lentezza di certi punti. Ma andiamo con ordine. Un applauso a Stefania Rusconi per la sua lettura interpretativa molto coivolgente.

In una notte gelida, un'ambulanza porta in ospedale una donna investita da un'auto sul ciglio del bosco. È incosciente e senza documenti. Con lei c'è una bambina dalla pelle bianchissima e gli occhi di un azzurro glaciale. L'unica informazione che riesce a dare su sua madre è che si chiama Lena. A poco a poco, però, lo strano comportamento della piccola insospettisce i medici. Non conosce il suo cognome, né il nome di suo padre, né l'indirizzo di casa: vivono chiusi in una capanna perché «nessuno li deve trovare». E il terrore sale quando la bambina afferma innocentemente, come se fosse la cosa più normale del mondo, che sua madre «ha ucciso per sbaglio papà», ma non serve chiamare la polizia perché hanno lasciato il fratellino Jonathan a ripulire quelle brutte macchie rosse sul tappeto... Appena viene avvisato, il commissario capo Gerd Brühling ha subito un'intuizione: quella donna non può essere che Lena Beck, la figlia del suo migliore amico, scomparsa 14 anni prima. Ma c'è qualcosa di vero in ciò che racconta quella strana bambina? Come ritrovare la capanna, il fratellino e il cadavere del rapitore, se davvero è stato ucciso? All'arrivo dei genitori di Lena in ospedale, una realtà ancora più sconcertante verrà alla luce. E sarà difficile districarsi in questa rete di verità, fantasie infantili, indizi contrastanti.
 
La mia prediletta - Romy Hausman (Daniele Alida)
Thriller - Giunti - 28 ottobre 2020
p. 384- €16,90
  

Il racconto si apre con un articolo di cronaca in cui si parla della scomparsa di una ragazza. Ma subito dopo l’autrice ci dice che una donna e una bambina sono su un’ambulanza dirette all’ospedale dopo che un’auto ha investito la donna. Da qui si snoda tutta la vicenda chi è la donna? E la bambina che la chiama mamma è davvero sua figlia?

La storia molto malata, tratta di rapimento e ossessione. È una vicenda articolata ma anche ben raccontata. Alcune rivelazioni le avevo anticipate ma non il finale. Il libro si snoda in tre punti di vista: Anna la bambina trovata, Lena la presunta madre e il padre di Lena e nonno di Anna.

Non posso raccontare molto della trama perché il colpo di scena è dietro l’angolo e non solo alla fine quindi rischierei di rovinarvi la lettura che io ho apprezzato anche perché non sapevo molto della trama. Posso però dirvi che la storia è coinvolgente e tiene incollato il lettore alle pagine. Quello che mi ha un po’ annoiato sono alcune parti intermedie in cui l’autrice racconta i pensieri e le emozioni dei vari personaggi che seppur interessanti e utili per la costruzione del personaggio hanno rallentato a tratti il ritmo della narrazione.

Una storia ben costruita, letta magistralmente, e anche se non totalmente originale mi ha saputo coinvolgere e interessare. Mi ha presa quel giusto da farmelo divorare in quattro giorni, quindi, la consiglio agli amanti dei thriller psicologici con poca azione e tanti colpi di scena e a chi ama le storie un po’ malate e di ossessione.

Buona lettura!

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