mercoledì 11 maggio 2022

Recensione Blackout di Gianluca Morozzi

Non disdegno il genere Pulp. Pensate che adoro il regista Tarantino, e lui ne ha fatti parecchi di film sul genere. In campo letterario invece conosco abbastanza bene l'autore Chuck Palahniuk da aver capito che non tutto è oro quello che è pulp. Morozzi è stata una scoperta piacevole per due motivi: è arrivato al momento giusto ed è un autore italiano.

Blackout - Gianluca Morozzi
Pulp - TEA
p. 208 - € 10,00

In un torrido Ferragosto bolognese, tre persone entrano insieme nell'ascensore di un palazzo di venti piani, una grande torre bianca che svetta su un quartiere popolare. Di colpo si spengono le luci, e i tre si ritrovano intrappolati tra l'undicesimo e il dodicesimo piano. Claudia è una studentessa omosessuale che per pagarsi gli studi fa la cameriera in un bar. Ha solo voglia di rientrare nel suo appartamento per farsi una doccia. Tomas è un ragazzo di sedici anni che vive nel palazzo con i genitori. Sta scappando di casa e deve raggiungere Francesca per fuggire con lei verso una nuova vita. Aldo Ferro è proprietario di tre noti locali, marito e padre, ma anche efferato serial killer e produttore di snuff movies casalinghi. Non vive in quel palazzo, ma vi custodisce i ferri del mestiere. Ha molta fretta: deve tornare in una baracca tra le montagne, dove, incatenata ma ancora viva, c'è la sua ultima vittima a cui ha staccato la pelle del viso per poi riattaccargliela con i chiodi... ma capovolta.

Blackout è il primo libro che leggo di Morozzi e ne sono rimasta colpita. Prima di tutto come spesso mi capita con le storie pulp non sapevo bene cosa aspettarmi, mi sono fidata del consiglio e ho fatto bene. Scorrevole, incisivo e dal finale non banale.
 
È un romanzo claustrofobico, ambientato in un ascensore in cui rimangono bloccate per molto tempo tre persone. E tu, lettore, sei lì a chiederti cosa succederà. Si tratta di tre sconosciuti, un ragazzo innamorato, una ragazza che si paga gli studi facendo la cameriera e un uomo sposato con un figlio, che noi sappiamo essere un serial killer. È agosto, fa molto caldo e loro sono chiusi in ascensore senza acqua.
 
È stato facile chiedersi come mi sarei comportata io in quella situazione, se avessi dato di matto oppure mantenuto la calma. Morozzi col suo racconto claustrofobico ha saputo interessarmi e tenermi incollata alle pagine, mi ha fatto soffrire il caldo e ha insinuato la diffidenza tipica degli estranei. Più andavo avanti più non sapevo cosa aspettarmi. Mi è piaciuta la caratterizzazione dei personaggi. Li ho trovati perfettamente disperati da finire in questa grottesca situazione. Ho in lista diversi altri suoi romanzi perché ora non vedo l'ora di conoscere quali altre perverse situazioni ha in serbo per noi lettori.
 
Ammetto di non essermi soffermata particolarmente sulla "critica alla società italiana" che molti altri lettori hanno notato storcendo il naso. Sono cose che se sei italiano sai, cose che conosci a volte fin troppo bene e quindi anche se qui vengono presentate esasperate non mi hanno dato fastidio. È un romanzo pulp, serviva a intrattenermi e ha svolto il suo compito egregiamente. Per me Morozzi è promosso.

Buona lettura! 

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